«Tutti noi non vogliamo altro che un luogo a cui appartenere. Vogliamo non dover soffrire la fame. Vogliamo poter ridere e giocare. Vogliamo vivere. Ed è per questo che ho scritto Mi chiamo Bambino» – Steve Tasane
I fatti descritti in questa storia sono realmente accaduti a bambini reali in campi profughi altrettanto reali in varie parti del mondo negli ultimi anni.
Tradotto in sette lingue.
«Mi chiamo Bambino si pone come un monito che denuncia l’infanzia rubata a migliaia di bambini. È una storia di miseria, fame e fango. Ma è anche una storia di solidarietà e speranza. Save the Children ha deciso di concedere il proprio patrocinio e sostenere in modo simbolico questo racconto poetico che con un tono dolce e a tratti commovente riesce a raccontare una crudele realtà dei nostri giorni. Mai come in questo libro la parola, scritta e raccontata, si fa carico di una missione fondamentale: dare voce a chi, una voce, non ce l’ha. E prendersene cura.» – Save The Children
IL LIBRO I bambini del Campo non hanno il passaporto. Per questo sono bloccati lì. Le Guardie hanno dato loro un nuovo nome: Bambino I, Bambina M, Bambino A, R, O… Sono fermi in un presente immobile, fatto di fango ed espedienti per mangiare. E allora Bambino I decide di raccontare: sa quanto sono importanti le storie se vuoi dimostrare chi sei. E mentre seguiamo giorno dopo giorno i suoi passi, scopriamo che la vita è più tenace di ogni burocrazia. «Chi ha voglia di fare un gioco?», chiede I, e trasforma quel mondo di fango in oro. La storia di Bambino I è una storia commovente, drammatica. Soprattutto, è una storia vera.
L’AUTORE:
Steve Tasane è scrittore e poeta, nonché attivista politico per i diritti umani. Le sue storie hanno tutte radici nella sua infanzia. Suo padre era un rifugiato proveniente dall’Estonia, fuggito a regimi nazisti e comunisti. I suoi romanzi gli sono valsi diversi premi e riconoscimenti, e un grande apprezzamento dal pubblico. Vive a Londra.
«Sono figlio di un rifugiato, ma non è per questo che ho scritto Mi chiamo Bambino. Da bambino ricevevo i pasti gratuiti a scuola e per le feste di Natale anche delle buste piene di giocattoli e altre cose date in beneficenza. Eravamo un caso sociale, e oltretutto avevo un cognome che suonava straniero, Tasane. In più, non parlavo nemmeno bene l’inglese. Ma la cosa peggiore di tutte è stata che mio padre, in seguito, ha abbandonato me, mia madre e i miei tre fratelli. Eravamo una famiglia spezzata. E io detestavo essere un bambino spezzato. Mi chiamo Bambino non racconta la mia storia. Ma traccia in molti modi un collegamento fra la mia infanzia disastrata e quella dei giovani rifugiati costretti a crescere nel mondo scosso dalle crisi di oggi. In fondo non è cambiato nulla. Tutti noi non vogliamo altro che un luogo a cui appartenere. Vogliamo non dover soffrire la fame. Vogliamo poter ridere e giocare. Vogliamo vivere. Ed è per questo che ho scritto Mi chiamo Bambino.» Steve Tasane
Mi chiamo bambino di Steve Tasane
Traduzione di Claudia Valentini | Età 11+ | Prezzo 12,50 €
Con il patrocinio di Save The Children