Una serata, quella del 6 maggio allo Staatstheater di Saarbrücken, che lascia lo spettatore con sensazioni allo sbando, difficili da contenere.
Pesante, a livello di contenuto il pezzo di Bohner. Da un lato sia la storia, non proprio leggera, della patrizia romana, condannata a morte per aver ucciso il padre, che dall’altro lato la musica di Gerald Humel, molto forte, impetuosa e macabra al contempo. Una musica che mette ansia, e che riesce a sottolineare la senzasione di sconforto che Bohner voleva mettere in evidenza: le ingiustizie sociali non possono lasciare immuni; devono colpire, anche in maniera violenta, i sentimenti e il pensiero in modo da richiamara all’azione alla presa di coscienza.
Non è un miracolo che la prima, tenuta nel 1971 all’Akademie der Künste, rese il giovane coreografo Bohner una celebrità nel giro di una notte. Celebrità meritata, perché il balletto (seppur ancora alcuni stentano a definirlo tale) è una sintesi di drammaticità, storia importante, maestria di movimenti e cura di goni piccolo dettaglio. La scenografia di Ansgar Nieroff, limitata ad una gabbia che appariva e spariva dalla scena e i costumi di Markus Mass, innalzano la plasticità della scena: a volte semplici ed elementari a volte ricchi ed opulenti, caratteristici del 600. L’esecuzione magistrale del corpo di ballo, permette alla storia in scena di diventare vera, di prendere e portare via l’attenzione.
La coreografia Pulcinella, di Stijn Celis, è nella struttura e nella fruizione molto più leggera. L’esuberante genio musicale di Igor Strawinsky, evidenzia, la sottile leggerezza della Commedia dell’arte napoletana. Jann Messerli si rifà, per la su scenografia, alle idee di Pablo Picasso, rendendole però ancora più semplici e lineari, in cui porta del movimento scenografico con diverse illuminazioni. Scelta ottimale, anche perché, in questo modo, vengono messi in evidenza i costumi di Catherine Voefrfray che, ancora una volta, supera se stessa. Coloratissimi, ma non kitsch, con richiami al dopoguerra, il corpo di ballo si immerge nella coreografia di Celis, creando onde di movimento positivo in scena: giochi, rincorrersi, ed espressione pura, che non vien limitata dalle maschere che, Pulcinella, di tanto in tanto deve indossare. Anche la celta di avere tre cantanti d’opera (Elisabeth Wiles, Taeksung Kwon e Stefan Röttig) a cantare alcuni passaggi, come voci lontane, accresce il valore simbolico della creazione.
Christopher Ward, direttore incaricato, accetta supera la sfida brillantemente.
Prossimi spettacoli: Maggio: 13, 25, 31; Gugno:2,6,11,25,28
Elisa Cutullè