Macbeth a Saarbrücken

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Continua l’hommage a Verdi allo Staatstheater di Saarbrücken. Dopo l’Otello ecco il Macbeth in scena nella sua seconda versione, presentata in prima assoluta il 21 Aprile 1865 al teatro lirico di Parigi.

Sebastian Welker (messa in scena), Friedrich Eggert (scenografia) e Doey Lüthi (costumi) hanno lasciato bel poco dell’ambiente originale, il che non deve essere, necessariamente una perdita. Il melodramma in 4 atti si ispira alla tragedia di Macbeth scritta da Shakespeare e trasformata in libretto lirico da Francesco Maria Piave e Andrea Maffei. È di un’attualità allucinante: la sete di potere acceca a tal punto una persona da portarla a compiere atti non proprio moralissimi. Nella versione verdiana, inoltre, la vera protagonista è Lady Macbeth, che è la vera istigatrice per la sete di potere di Macbeth che, in realtà, appare un debole.

Welker, Eggert e Lüthi portano la storia ne contemporaneo: è un periodo del Novecento in cui loschi individui, mafiosi o criminali che dir si voglia, si combattono per raggiungere il potere non curandosi di cosa sta attorno. Esemplare la figura del re Duncan interpretata da Gaetano Franzese, che in questa versione moderna, non può che ricordare uno dei tanti politici corrotti che ama circondarsi di belle donne come corollario e basta. Nella serata del 19 Aprile Hiroshi Matsui (banco) e Melba Ramos (Lady Macbeth) per motivi di salute non hanno potuto essere presenti e sono stati sostituiti, con appena due giorni di preavviso da Luiz Molz (Banco) e Dalia Schaechter (Lady Macbeth). Nonostante il calibro dei protagonisti questa sostituzione ha, in un certo senso, influenzato tutta la rappresentazione. Nulla da eccepire sulla prestanza vocale e sulla presenza scenica, ma diverse volte lo spettatore si rendeva conto che mancava quell’unità, quella perfetta sincronia che arriva dopo mesi di prove insieme.

Le incertezze , però, non hanno intaccato la qualità della rappresentazione: 2 ore e 40 minuti di omicidi, bramosia, vendetta e irrefrenabile sete di potere. Interessante la decisione di far interpretare i personaggi delle tre streghe a tre candide bambine che, con il vestito bianco e immacolato, contrastavano il nero e gli occhiali da sole dei criminali.

Alla fine dello spettacolo il pubblico è certo: la trasposizione a tempi più moderni non solo ha funzionato, ma ha anche dimostrato la disarmante attualità e veridicità della storia raccontata da Verdi: la sete di potere non si cura delle vittime, si cura solo della soddisfazione dei propri bisogni.

Rimane solo da vedere se, al giorno d’oggi, alla fine trionfa il bene (se è davvero tale).

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