Foto © Ewa Rudling
Venerdì 4 settembre 2020 è morto a 85 anni Carl-Henning Wijkmark, nato a Stoccolma nel 1934, autore impegnato e cosmopolita, fra gli intellettuali svedesi più noti, tradotto in tutto il mondo.
È vissuto in Francia, Germania e Spagna come giornalista di cultura e traduttore, prima di debuttare nel 1972 come romanziere, aggiudicandosi il Premio dell’Accademia di Svezia. È con Dressinen (Il carrello) del 1983, e Sista dagar (Ultimi giorni) del 1986, che ha raggiunto la fama internazionale.
Europeo nel senso più completo del termine, pronto a intervenire nei dibattiti pubblici in difesa dei valori dell’umanesimo e della tolleranza, ha ambientato i suoi romanzi in luoghi cruciali, come la Germania nazista o la Francia della guerra d’Algeria, per interrogarsi sui grandi problemi quali il bene e il male, l’evoluzione, il potere, la cultura e la barbarie nella civiltà occidentale.
Iperborea ha pubblicato due titoli particolarmente rappresentativi dei suoi temi fondamentali: Tu che non ci sei (2000, traduzione e postfazione di Carmen Giorgetti Cima), dove tre vicende umane ruotano intorno a una stessa persona la cui morte rimane ancora, a cinquant’anni di distanza, un enigma irrisolto, che si interroga sulla ricerca delle radici per capire la propria identità, il legame inesorabile col passato e l’inevitabile intrecciarsi dei destini individuali con la grande Storia, di cui, volenti o nolenti, portiamo tutti il peso e la responsabilità. E La morte moderna (2008, traduzione di Carmen Giorgetti Cima e postfazione di Claudio Magris), operetta morale provocatoria e corrosiva, pubblicata per la prima volta nel 1978, dove l’autore si chiede cosa succederebbe se le esigenze del mercato diventassero l’unico metro su cui si basano non solo le scelte politiche, ma anche le decisioni morali della collettività, se il valore umano fosse misurato esclusivamente in funzione del contributo sociale. Un libro di enorme attualità ancora oggi, come la sua costante meditazione, fino agli ultimi romanzi, sul mistero della morte e di quel suo irrisolto antidoto che è l’amore.
Dopo la scomparsa di P.O. Enquist in primavera, si spegne con Wijkmark un’altra delle voci più rappresentative di quella formidabile generazione di grandi scrittori europei che ci ha dato la Svezia degli ultimi decenni.