Alejandro Jodorowsky vince il Festival più lungo del Mondo (causa sisma)

 

La serata conclusiva del L’Aquila Film Festival del 16 maggio ha proclamato il Maestro del Cinema cileno Alejandro Jodorowsky quale vincitore del Miglior Film di questa undicesima edizione. Il suo Poesìa sin fin ha incantato la giuria presieduta da Massimo Fusillo, Prorettore per la Cultura dell’Università degli Studi dell’Aquila, grazie “al suo stile visionario e poetico, che recupera la sperimentazione delle avanguardie storiche e degli anni Settanta (…) fra erotismo, violenza e scrittura poetica”.

Di certo un premio al coraggio autoriale e imprenditoriale del Regista ottantottenne, ancora capace di mettersi in gioco con soluzioni cinematografiche ardite e operazioni produttive innovative, come il crowfunding grazie al quale ha raccolto il denaro necessario alla realizzazione del film.

Per la Miglior regia è stato premiato lo svizzero Tobias Nölle con il suo Aloys, storia di un personaggio che, a seguito di un lutto, cerca di superare la propria condizione di solitudine.

Il regista, ricevendo il premio dalle mani del giurato Mattia Fonzi, giornalista aquilano, ha sottolineato il grande sforzo con il quale lui e il direttore della fotografia Simon Guy Fässler hanno cercato di rendere in maniera efficace l’atmosfera cupa della mente del protagonista, lasciando comunque allo spettatore libertà creativa nella lettura della storia.

È stata, invece, una giuria di studenti del corso di Storia del Cinema dell’Università degli Studi dell’Aquila del Prof. Mirko Lino a scegliere il miglior cortometraggio: George, di David Coudyser, premiato da Francesco Capone, Marisa Spagnuolo, Giulia Fiorenzi, Carla Anzuini, Giulia Torrisi e Gabriella Tacconi, convinti dalla potenza delle immagini di un’opera completamente imprevedibile, capace di spiazzare lo spettatore, catapultandolo dalla tranquillità alla pura inquietudine.

Il Premio del Pubblico, poi, è stato assegnato all’animazione utropica Avril et le monde truqué, una pellicola di squisita atmosfera francese, dai disegni fumosi e affascinanti, che ha incantato per la armoniosa profondità degli spazi e l’originalità della trama: lo hanno consegnato al regista francese Christian Desmares direttamente gli organizzatori Federico Vittorini e Patrizia Passi, a nome dei tantissimi che per otto mesi hanno partecipato alle proiezioni del L’Aquila Film Festival, dimostrando passione e amore verso il Cinema d’Arte.

Completa l’elenco dei vincitori la regista croata Hana Jušić, assente alla premiazione ma già ospite durante la rassegna, che, con il suo Quit staring at my plate, si aggiudica il premio per la Migliore Opera Prima o Seconda. Per Giancarlo Gentilucci, giurato e direttore della Scuola di Arti e Spettacolo nonché produttore, si tratta di un “film sincero, vero e contemporaneo”.

La mattina successiva alla premiazione, tre dei registi vincitori – David Coudyser, Christian Desmares e Tobias Nölle – hanno conversato di Cinema, e del proprio Cinema in particolare, con gli studenti dell’Accademia delle Belle Arti dell’Aquila, dell’Università degli Studi dell’Aquila e del Centro Sperimentale di Cinematografia – Sede Abruzzo. Densa e vivace, tale mattinata ha dato modo ad allievi e docenti di approfondire diversi aspetti più e meno tecnici del lavoro dei tre registi ospiti, dalla produzione di un’opera audiovisiva al processo creativo che la genera.

Il cineasta francese Coudyser ha spiegato i meccanismi della tensione e dello straniamento insiti nel suo George, cortometraggio vincitore, lavoro che gioca col perturbante e che induce una riflessione su violenza e legittima difesa. Tanti i suggerimenti agli allievi, tra i quali quello di seguire la propria passione per la settima Arte sfruttando le potenzialità del mezzo digitale. Si è discusso anche dell’impatto visivo ed emotivo che una città come L’Aquila può dare e dell’importanza della Cultura nel ricostruire coscienze e aspettative.

Desmares, già conosciuto grazie all’acclamato Persepolis, ha ripercorso le fasi del lavoro di animazione, svolto con il grande maestro dell’animazione francese Jacques Tardi, del mondo ucronico in cui vive la protagonista di Avril et le monde truqué, un mondo costretto ad alimentarsi a carbone poiché la seconda Rivoluzione Industriale, quella dell’Elettricità, non è mai avvenuta, con conseguenze nefaste di inquinamento e distruzione. Molto forti, dunque, i temi dell’ecologia e dell’etica, del comportamento dei singoli e della società nei confronti del pianeta che abitiamo. “Tecnicamente si tratta di un film che rispecchia l’idea di un Cinema antico, con inquadrature ad altezza d’uomo e pochi movimenti di camera, ma che sa restituire quel dinamismo che solo l’animazione può garantire” ha detto Desmares agli studenti aquilani.

Con Nölle è stato analizzato il ruolo dell’attore, rivolgendo un elogio a Georg Friedrich, protagonista di Aloys, particolarmente abile nella traduzione del senso del film. È un esordio alla regia, quello del giovane autore svizzero, caratterizzato da un mirabile lavoro sul suono, con il quale vengono delineati gli stati d’animo dei personaggi. Non di minore interesse l’analisi delle modalità di produzione di un film in Svizzera, ed il conseguente confronto con il nostro Paese.

Quest’ultimo momento di incontro, realizzato a favore dei ragazzi della Città e che verrà ripetuto anche negli anni a venire, ha sancito la fine dell’undicesima edizione del “Festival più lungo del Mondo”, dopo oltre sessanta proiezioni tra rassegne, incontri e concorsi. Un Festival che, darwinianamente, ha cercato di adattarsi al proprio contesto e alla atipicità della propria Città, un Capoluogo di Regione ancora privo di una sala cinematografica a vocazione culturale e sociale, tuttora in cerca di una propria identità e di un nuovo percorso da compiere.

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