Gli uomini non parlano, non si aprono e non si raccontano. Il quadro che i media dipingono è quello di un uomo che non deve chiedere mai, come recitava una vecchia pubblicità di un dopobarba. Eppure, qua e là, ogni tanto si vedono barlumi di sentimenti messi in evidenza, di uomini capace di esprimere i propri sentimenti in pubblico e di dialogare.
Ma cosa succede se gli uomini non si sentono osservati? Cosa fanno, dicono e pensano? Se lo è chiesto Gabriele Barylli nel suo pezzo “Butterbrot”, che Petra Lamy ha voluto mettere in scena nella sua scuola di recitazione. Barylli utilizza tre personaggi stigmatizzati: Peter, un maschilista italo-tedesco, venditore di scarpe che tradisce spesso la moglie, ma non accetta il tradimento di lei; Stefan, attore teatrale, astrologo per passione, con un profondo animo artistico ma single incallito (a parte la sua adorazione della moglie di Peter) e Martin, giovane architetto d’interni senza pensieri, casanova che però si innamora.
In questo appartamento condiviso cadono tutte le barriere e ognuno dei personaggi svela i propri talloni d’Achille: Peter, in realtà, è un insicuro all’ennesima potenza che non accetta di aver perso il controllo della situazione e che, suo malgrado, non ha la forza mentale di affrontare la moglie; Stefan, innamorato della moglie di Peter, vive in suo mondo artistico fin troppo sublime, cerca sempre il contatto e il discorso, tanto da venire scambiato per omosessuale e Martin, giovane Don Giovanni, che descrive le sue “conquiste” sempre come delle “strafighe” eccezionali, ma che poi, in realtà, sono alquanto “umane” e a volte con bambini.
Amore, amicizia, disponibilità e gelosia: un tripudio di sentimenti che avvolge e coinvolge gli attori e anche il pubblico. Il fatto che la “scena” era in mezzo al pubblico e mancavano le barriere, ha portato ad una maggiore fusione attori-pubblico.
Si tratta sì, di studenti di una scuola di recitazione, ma lo spettacolo non aveva nulla da invidiare ad uno spettacolo teatrale doc: Sebastian Mueller-Bech, Manuel Franz e Michele Marotta hanno dato vita alle tre figure, facendo dimenticare di trovarsi ad ascoltare discorsi scritti da altri: l’impressione era quella di trovarsi, davvero, come spettatori invisibili in un appartamento di tre single incalliti, scoprendo segreti e aspetti nascosti.
Verrebbe quasi voglia di rimanere per vedere cosa arriva dopo…
Elisa Cutullè