Substanz 18- Irrequietezza danzante

L’appuntamento annuale che rivela il lato coreografico dei ballerini dell’ensemble dello Staatstheater di Saarbrücken è, ormai, un appuntamento immancabile in agenda. Non è un ruolo totalmente novo per i partecipanti, anzi: già nelle produzioni in cartellone, chi più chi meno, ha fornito un contributo epr la realizzazione di alcune sequenze. Perché ila danza non è un eseguire statico di movimenti, bensì una necessità di espressione fluida che vive di chi la interpretate a su di essa viene plasmata.

L’edizione 2018 sembra essere pervada da un’irrequietezza, non di quelle che sfanno sprofondare in un buco nero, bensì di quelle che fa scorrere nelle vene il desiderio di muoversi, di esprimersi, di raccontare una propria storia. E non si placa finché non riesce a raccontarne una. Non importa che sia semplice o complicata, deve essere una storia valida, che possegga, cioè una valenza da raccontare.

Così la “Supernova” di Federico Longo allontana lo spettatore dalla terra per trasportarli in uno spazio atemporale, in cui non esistono confini, né regole, tranne l’esistenza  in sé. Più movimentata la coreografia di Louisa Avraam, che alterna solitudini evidenti a solitudini di massa: non importa che ci si trovi in un tripudio di persone (sottolineato dalla scelta musicale dell’estete di Vivaldi) o in situazioni di parziale isolamento, la propria esistenza assume un valore in funzione dell’importanza che noi stessi vi attribuiamo, dell’accuratezza con lui muoviamo i nostri passi.

Edoardo Cino  presenta una situazione duale che evidenza la difficoltà comunicativa contrapposta all’individualità. Il contrario il paesaggio presentato da Hope Dogherty che conferisce vita ad un prato: casa, amore, relazioni. Tutto è correlato alla natura e cambia rispetto alla prospettiva di osservazione.

Miguel Toro, nel suo 2746:Poetry, pone i riflettori sulla vita di ognuno dei ballerini. Cosa è naturale, cosa è inscenato per la luce dei riflettori? Cosa è reale e cosa invece solo percepito? La linea di confine è sottile, impercettibile… e lascia il dubbio che il vero successo, sia quello lontano dai riflettori.

Dean Biosca, con Inter Echo, presenta movimenti irrequietamente lineari che, però invitano alla collaborazione, alla. Un movimento causa effetto, in cui nessuna azione resta a se stante.

Provocativa la coreografia di Alexandra Christian che,  all’accompagnamento musical di “Run boy Run” di Woodkind accosta estratti dei discorsi di Donald Trump. Anche i suoi personaggi sono antitetici, il ribelle e l’intellettuale, la leader passiva e quella attiva.

A conclusione la coreografia di Marioenrico D’Angelo, sulle note di un bossa nova, che investe e travolge con una vagonata di sentimenti: amore, amicizia, cambiamento. Difficile rimanere seduti.

 

Ultima possibilità per vedere lo spettacolo: 24 Giugno 2018

 

 

Elisa Cutullè

Comments are closed.