Mathis der Maler conquista Dresda

 

L’opera di Hindemith del 1938  è, con una durata di ben 3 ore, non certo un’opera facile da digerire. Tratta della vita del pittore Mattias Grünewald, attivo ai tempi della  riforma protestante e delle guerre contadine, noto per la vionarietà drammatica del suoi quadri rappresentanti temi religiosi, in 7 quadri. Nella messa in Scena di Jochen Biganzoli presso la Semperoper di Dresden, si nota, innanzitutto, l’atemporalità della rappresentazione, che è però pervasa, per tutta la durata di un alone di storicità. Sia per i personaggi storici che sono in scena che per le citazioni che precedono (quasi) ogni quadro, sia che si tratti di Robert Longo, Roy Lichtenstein, Kirchner o Monet.

Andreas Wilkens mantiene la scena molto basica e ampia: pochi elementi di arredamento e contrasti cromatici, che alternano colori vivi come il rosso o il blu ai non colori bianco e nero.

Il cardinal Albrecht von Brandenburg appare in scena completamente svestito di sacralità (costumi di Heike Neugenbauer), accompagnato da una vamp e in corso di fare sport. Questo gioco tra follia e realtà, tra convenzioni sociali e sentimenti veri, tra aspetti positivi e negativi della vita moderna, rappresenta in maniera esemplare la diatriba interiore  del pittore che ha creato un capolavoro come l’altare di Isenheim: vivere per l’arte o svendere la propria arte (appaiono in scena comparse con borse che inneggiano alla svendita), essere al centro dell’attenzione (paparazzi, elemento di cinema), non piegarsi ai desideri politici (elementi nazionalsocialisti) e lasciarsi  prendere dei sentimenti.

Quel che è certo, è che si tratta, ad ogni modo, di un tripudio di sentimenti, che mantengono l’attenzione dello spettatore attiva per tutta la durata, conferendo alla fine, un’energia per affrontare la triste quotidianità.

 

Elisa Cutullè

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